Il concetto e la disciplina dell’intelligenza artificiale sono in circolazione da almeno 70 anni, ma le moderne tecnologie IT, dotate di tecniche avanzate di apprendimento automatico, la stanno rivoluzionando dalle fondamenta, dotandola dei meccanismi dell’intelligenza umana. Il risultato sono tecnologie, dispositivi, ma anche oggetti – grazie all’Internet of Things – che ragionano quasi come se fossero esseri umani, ma in modo da minimizzare gli errori di gestione e da ottimizzare le performance, i consumi e il comfort. Ecco perché l’intelligenza artificiale può essere un valido aiuto nell’ottica della transizione energetica verso fonti rinnovabili, nella riduzione dei consumi e dell’inversione del cambiamento climatico.

 

Lo scopo dell’IA

L’obiettivo generale della ricerca sull’intelligenza artificiale è di creare una tecnologia che consenta alle macchine di lavorare in modo intelligente, cioè rispondendo agli stimoli o ai problemi con le stesse razionalità, flessibilità, capacità di analisi di un essere umano e imparando dai casi passati per affinare le proprie capacità. Per questo un sistema che fa uso di IA si serve di apporti specifici dalla robotica, dal machine learning, dalla data analysis, dal natural language processing, per essere capace di percepire, imparare, accumulare conoscenza, pianificare, sviluppare creatività.

Non è soltanto una questione di deduzioni logiche, anche se l’approccio logico-simbolico basato su pattern che si ripetono è già sufficiente a generare un upgrade nell’intelligenza delle tecnologie, comprese quelle domestiche. La maggior parte degli scienziati, infatti, concorda sul fatto che è impossibile catturare ogni aspetto del comportamento umano e risolvere problemi nel mondo reale usando una semplice logica generale. Si tratta perciò piuttosto di mettere le macchine nella condizione di analizzare le situazioni in tutte le loro componenti per prendere o suggerire le decisioni migliori. E soprattutto di processare in modo intelligente e rapido una mole di dati che il cervello umano impiegherebbe secoli a districare e connettere.

 

L’intelligenza artificiale per la transizione energetica

La sfida principale che la transizione energetica ci sottopone è il riempimento del gap che presto si formerà tra la domanda mondiale di energia e l’offerta rinnovabile, mentre si riduce e disincentiva l’utilizzo di combustibili fossili. Per raggiungere in tempo gli obiettivi climatici al 2030 – il -55% di emissioni rispetto ai livelli del 1990 e al 2050 – la carbon neutrality –, sarà presto necessario ridurre fino a vietare l’impiego di carbone, petrolio e gas per alimentare le attività umane. Un bisogno che in Europa è stato aggravato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, grande fornitrice di gas e petrolio al vecchio continente e all’Italia.

 

L’IA e le fonti rinnovabili

L’urgenza di trovare una soluzione agli ammanchi di energia causati dalle sanzioni alla Russia e dalle contro-sanzioni vendicative di quest’ultima ha messo l’Europa di fronte alla sua arretratezza sul fronte rinnovabile, costringendo persino a valutare la riapertura di centrali a carbone. Ma perché le rinnovabili non vengono ancora sfruttate come potrebbero e dovrebbero? Per tante ragioni, tra le quali spicca però la loro imprevedibilità, un aspetto che l’intelligenza artificiale potrebbe al contrario controllare.

Come si è detto, infatti, l’IA è e sarà sempre più in grado di analizzare in modo intelligente la grande quantità di dati messa a disposizione dall’IoT, dai sensori, dai cloud e in generale dalla digitalizzazione delle attività umane. Ciò significa che potrebbe aiutare, tra le altre cose, a ottimizzare la produzione, l’accumulo e l’utilizzo di energia rinnovabile (eolica e solare-fotovoltaica) rendendo prevedibile l’imprevedibile. Ovvero permettendo di sapere in anticipo quanta energia sarà richiesta e soprattutto quanta ne sarà disponibile a un dato momento, tenendo conto delle condizioni climatiche previste e persino delle alterazioni connesse all’impatto del cambiamento climatico.

 

Il futuro della domotica

Dal lato dei consumi, invece, l’IA sarà naturalmente indispensabile per automatizzare la gestione degli impianti di climatizzazione, degli elettrodomestici, delle luci, dell’acqua e non solo in qualunque ambito, residenziale, commerciale, industriale e pubblico. Nell’ambito della building automation l’intelligenza artificiale consente di connettere più dispositivi IoT e fornisce loro capacità di elaborazione e apprendimento superiori, per portare efficienza energetica, comfort e risparmio anche in casa. Le tecnologie intelligenti basate su di essa possono infatti interagire tra loro e acquisire nuovi dati utilizzati per prevedere il comportamento degli utenti e i fattori di influenza esterna e per sviluppare consapevolezza situazionale.

L’intelligenza artificiale si sta perciò lentamente facendo strada nella nostra vita quotidiana grazie alle infinite possibilità che offre, ma ad oggi rimane molto costosa. La maggior parte dei cittadini, delle aziende e degli enti non può ancora permettersi le macchine, i software e le risorse di fascia alta necessari per implementare l’IA ed è dunque impossibile che possa diffondersi abbastanza da avere un impatto concreto a breve termine.

I sistemi di intelligenza artificiale, inoltre, possono sostituire gli esseri umani nello svolgimento di compiti in termini di produttività, ma non sono ancora in grado di prendere decisioni improntate sull’etica: possono cioè distinguere tra conveniente e non conveniente, ma non tra giusto e sbagliato. Ecco perché l’ipotesi che un giorno le macchine possano sostituire gli esseri umani rimane al giorno d’oggi ancora utopica, se non distopica.

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