In Emilia Romagna c’è terreno fertile per la diffusione delle CER (Comunità Energetica Rinnovabile), grazie a una legge per la “Promozione e sostegno delle comunità energetiche rinnovabili e degli autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente”, appena approvata all’unanimità in Assemblea legislativa. Un’ottima occasione per rafforzare la presenza di CER sul territorio, seguendo gli esempi virtuosi già presenti.

 

La nuova legge sulle CER

È dunque giunto al termine l’iter della legge sulle comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile, proposta dalla Giunta regionale e poi integrata con altri progetti per essere approvata a fine maggio 2022 in Assemblea legislativa. Il suo obiettivo è di incentivare lo sviluppo e la diffusione delle CER e dell’autoconsumo collettivo, una nuova dimensione di gestione della filiera energetica che può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050.

Le CER sono gruppi di individui, aziende e/o enti pubblici che si costituiscono in un soggetto giuridico il cui scopo è produrre, distribuire e consumare localmente energia da fonti rinnovabili, migliorando la propria comunità dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. La rete così conformata dà ai consumatori un ruolo attivo nel processo, trasformandoli in prosumer, equilibra la domanda e l’offerta di energia grazie ai sistemi di accumulo e permette ai soggetti coinvolti di risparmiare denaro e persino guadagnare vendendo i surplus alla rete nazionale. Quest’ultimo non deve comunque essere il fine principale della costituzione di una CER, come chiarisce la normativa.

La legge appena approvata specifica dunque azioni e misure che ne promuovano la creazione, prevedendo contributi e strumenti finanziari appositi per la loro costituzione giuridica e tecnica. Il primo stanziamento ammonta a 200mila euro per il 2022 e 150mila per il 2023, ma è prevista anche la destinazione di 12 milioni di euro delle risorse comunitarie al FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale).

Ma un altro fronte su cui è necessario agire è quello della diffusione della consapevolezza sul tema, ancora poco noto ai più, e delle competenze professionali adatte a portarlo avanti. A tal proposito, sono in programma momenti di formazione per gli enti locali e per tutte le professionalità coinvolte, sportelli informativi di supporto ai già esistenti sportelli regionali, iniziative che coinvolgano i cittadini informandoli e formandoli sui temi dell’energia, del rinnovabile, dell’autoconsumo e della condivisione, accordi con i Comuni e con l’ANCI Emilia Romagna per diffondere il know how e le buone pratiche e l’ideazione, la redazione e la diffusione di materiale didattico e divulgativo.

Infine, la legge istituisce, all’interno del premio regionale per la responsabilità sociale d’impresa e l’innovazione sociale, una categoria riservata alle comunità energetiche rinnovabili. E, al fine di promuovere la produzione e l’uso di energia rinnovabile, la Regione e gli enti locali si impegnano, entro un anno dall’entrata in vigore, a individuare i tetti e le aree pubblici da mettere a disposizione anche di terzi per l’installazione degli impianti a servizio delle CER.

 

Le CER emiliano-romagnole

L’Emilia Romagna si è dimostrata molto sensibile al tema sin dal 2018, anno di introduzione del concetto di Comunità Energetica Rinnovabile con il Decreto Milleproroghe. Sul territorio della regione sono infatti già attive diverse comunità energetiche, il cui operato può servire da esempio per l’adozione di schemi simili altrove. L’acceleratore della legge è stato il comune di Scandiano (RE), pioniere con un progetto di comunità energetica condominiale che coinvolge 48 abitazioni, 20 proprietà private e 28 proprietà del Comune e gestite da ACER Reggio Emilia. Prevede l’autoproduzione energetica con sistema di accumulo, ma anche una flotta condominiale di auto elettriche, alimentata con i surplus.

Ma non esistono solo Scandiano e le CER condominiali. A Imola, per esempio, è un gruppo di piccole e medie imprese a produrre collettivamente energia da fonti rinnovabili. Si tratta di 3 aziende del settore meccanico vicine tra loro e che condividono la stessa cabina. Già dotate di un impianto fotovoltaico, l’hanno ingrandito di 20 KWp grazie all’aiuto di Bryo, che rientrerà dell’investimento vendendo energia alle aziende stesse per 10 anni. Allora, l’impianto diventerà di loro proprietà. Per i 3 soggetti facenti parte della CER si è calcolata una possibilità di risparmio del 33%.

Infine c’è GECO (Green Energy COmmunity), progetto di gestione comunitaria dell’energia che coinvolge tutta la comunità, dagli abitanti alle attività commerciali alle imprese per aumentare nelle aree di Pilastro e Roveri (Bologna) la generazione e l’autoconsumo rinnovabili. Al progetto collaborano AESS (Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile), ENEA, Università di Bologna, CAAB (Centro Agro Alimentare di Bologna) e l’Agenzia Locale di Sviluppo Pilastro/Distretto Nord-Est.

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