È sempre più evidente come le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) possano essere il motore della transizione energetica, all’insegna di una condivisione di oneri e vantaggi da parte di tutti gli attori coinvolti. Introdotte in Italia nel 2020, grazie al Decreto Milleproroghe (art. 42 bis), hanno il vantaggio strategico di avviare un processo di decarbonizzazione a livello locale e dunque in modo capillare. Ecco perché i Comuni dovrebbero avere tra le loro priorità la promozione delle CER, come si è sostenuto durante “Il Ruolo dei Comuni nella promozione delle Comunità energetiche – modelli a confronto”, organizzato a Roma da Renael (Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali), lo scorso 7 giugno.

 

L’innovazione delle CER

Le CER sono un modello inedito nel settore dell’energia, dalla grande portata di innovazione su più fronti. Innanzitutto, democratizzano la filiera dell’energia, coinvolgendo direttamente i singoli utenti finali in tutte le sue fasi, dalla produzione alla distribuzione al consumo (o alla vendita). Un sistema che parte “dal basso”, all’insegna della decentralizzazione, un processo opposto a quello che ha utilizzato il settore finora. In secondo luogo, hanno la possibilità di favorire l’allargamento del parco rinnovabili (solare, solare fotovoltaico, eolico e idroelettrico), diffondendole negli stabili e sui territori interessati.

Infine, rappresentano una modalità collaborativa di generazione di un servizio indispensabile, cui contribuisce l’intera comunità aderente. Le CER possono infatti essere costituite dai soggetti più vari in qualunque forma giuridica. Cittadini, imprese ed enti di ogni tipo possono unirsi in associazioni o cooperative per diventare energeticamente autonomi e persino vendere alla rete l’energia prodotta in eccesso. Un sistema in grado di generare vantaggi economici, sociali e ambientali per tutti.

 

Il ruolo dei Comuni

Il supporto degli enti locali sarà indispensabile per la diffusione delle CER e dunque per la transizione energetica. L’incontro organizzato da Renael l’ha dimostrato ampiamente, presentando progetti realizzati in diversi Comuni, concentrandosi sugli aspetti legali e finanziari ed evidenziando i modelli di promozione della transizione energetica nei territori.

«Il percorso per la costruzione delle comunità energetiche è ancora tutto da esplorare, ma sappiamo con certezza che le amministrazioni pubbliche hanno un ruolo fondamentale di traino nell’attivazione delle comunità energetiche rinnovabili», chiarisce Piergabriele Andreoli, presidente di Renael, in apertura dell’incontro. «Per questo riteniamo importante aiutare i Comuni a far partire questi nuovi modelli energetici, che devono essere costruiti su misura in base al tipo di territorio, alle fonti di energia alternativa più adatte fino alla realizzazione di un piano economico energetico che consenta la sostenibilità della comunità».

I Comuni avranno perciò il compito di:

  • informare la comunità e diffondere buone pratiche
  • semplificare le procedure in materia e varare norme favorevoli
  • sviluppare percorsi partecipativi, di attivazione degli attori locali
  • entrare essi stessi a far parte di CER

Se ciò accadrà, entro il 2030 l’energia rinnovabile prodotta dalle CER potrebbe ammontare a 17 GW annui, almeno secondo la stima di Elemens per conto di Legambiente, con riduzioni in bolletta del 25-30%.

 

Le richieste al governo

«Le comunità energetiche rappresentano un’occasione unica per le comunità sparse del paese e i piccoli comuni per andare verso una giusta transizione ecologica, superare l’attuale modello centralizzato di produzione energetica fatto da grandi impianti alimentati a combustibili fossili, inquinanti e climalteranti e per ridurre il peso geopolitico delle fonti fossili, fonte di tensioni internazionali e guerre anche nel cuore dell’Europa», precisa il presidente di Legambiente nazionale Stefano Ciafani. Obiettivi di portata nazionale e internazionale, che richiedono perciò anche il sostegno del governo nazionale.

A tal proposito, Legambiente e Kyoto Club hanno sviluppato 5 richieste da sottoporgli:

  1. promulgare decreti e delibere che specifichino gli incentivi per l’accelerazione della diffusione delle comunità energetiche nel Paese
  2. inserire modalità semplificate per la concessione di finanziamenti e tempi realistici per la risposta ai bandi nei bandi PNRR specifici per i comuni più piccoli
  3. sostenere la realizzazione degli impianti con fondi corrispondenti a costi reali, ma soprattutto prevedere nei bandi facilitazioni anche per quanto riguarda la costruzione delle comunità
  4. semplificare le autorizzazioni, evitando a progetti approvati e finanziati di arenarsi a causa della burocrazia
  5. finanziare a fondo perduto le comunità energetiche in cui sono coinvolti soltanto i cittadini, le amministrazioni e il terzo settore

«Attraverso le comunità energetiche il processo di transizione ecologica si sviluppa dal basso, mettendo a valore le peculiarità dei territori, le esigenze specifiche che essi esprimono, premiando l’attivismo e l’iniziativa di gruppi organizzati, enti locali, consorzi aziendali, andando a coprire in maniera molto più efficiente e pervasiva il bisogno di energia rispetto alle grandi reti distributive», Carlo Salvemini, sindaco di Lecce e delegato Anci per Energia e Rifuti durante l’apertura dell’evento. «Il protagonismo dei Comuni, con il coinvolgimento dei cittadini nelle comunità energetiche, permette di sperimentare e beneficiare immediatamente dei vantaggi ambientali ed economici che la produzione rinnovabile garantisce. […] Il Governo è al nostro fianco e i Comuni italiani sono pronti a raccogliere la sfida».

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