Come riscaldarsi in inverno con l’aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità e la sicurezza energetica che vacilla? La domanda dell’anno inizia a ricevere risposte, molte delle quali rappresentano un ritorno al caro vecchio riscaldamento a biomassa legnosa: stufe e camini. Ma non tutte le stufe sono uguali. La stufa pirolitica ad accumulo, per esempio, rappresenta una buona soluzione per produrre e immagazzinare energia a fronte di una minore produzione di emissioni rispetto a una normale stufa a legna. Ecco come funziona.

 

Cos’è una stufa pirolitica?

Una stufa pirolitica è una tipologia di riscaldamento ad accumulo e rilascio graduale di calore, molto diffusa nell’Europa dell’Est ma non altrettanto in Italia. Sono in genere alimentate con cippato, pellet o legna, ma in realtà funzionano con qualunque tipo di biomassa organica, anche gusci di frutta secca, fondi di caffè o foglie. All’interno della camera di combustione la loro fiamma raggiunge temperature molto elevate, fino a 500 gradi nell’area di gassificazione. Il loro funzionamento si basa infatti sul processo termochimico della pirolisi, cioè l’applicazione di calore in assenza di ossigeno. Il fatto che non ci sia ossigeno fa sì che la combustione generi, oltre al calore, sostanze di scarto: non solo cenere, ma anche gas, che nel sistema della stufa pirolitica viene a sua volta bruciato. Questa è la principale differenza rispetto a una stufa tradizionale, che espelle la maggior parte del gas prodotto dalla canna fumaria.

La struttura è molto semplice: una camera di combustione, un foro alla base per l’aerazione, un tubo in acciaio e un coperchio che impedisca all’ossigeno di entrare. Come in tutte le stufe, si inizia perciò accendendo il fuoco. È naturalmente fondamentale per la buona riuscita del processo che, dopo l’accensione, il coperchio della stufa non venga riaperto fino al nuovo carico, che avviene dall’alto. Dopo circa un’ora, la struttura della stufa, generalmente in pietra, riesce ad accumulare abbastanza calore da iniziare a diffonderlo nell’ambiente e continua a farlo a lungo anche dopo lo spegnimento. Gli esperti concordano sul fatto che una stanza di 30 metri quadri possa essere riscaldata per circa 8 ore utilizzando poco più di 3 chili di pellet.

 

I vantaggi: efficienza e sicurezza

A fronte di un’assoluta semplicità di utilizzo – l’unica accortezza da prendere è di non aprire il coperchio quando l’apparecchio è in funzione –, una stufa pirolitica regala numerosi vantaggi a chi la installa a casa propria. Innanzitutto, produce molti meno residui rispetto a quelli prodotti da una stufa tradizionale, proprio perché brucia anche gli scarti. Alla fine di ogni ciclo, rimane perciò soltanto un po’ di cenere o, più precisamente, biochar, che può essere utilizzato per fertilizzare le piante. Inoltre, non produce fumo né odori, eliminando dunque anche il problema delle emissioni, sia in ottica ambientale che rispetto alla salute degli abitanti di casa. Resta valido il consiglio di utilizzare sempre e solo legna stagionata, con un basso tasso di umidità, per aumentare il potere calorifico e minimizzare la produzione di fumo.

Potendo funzionare sia con cippato che con legna che con pellet, la stufa pirolitica non necessita di biomasse specifiche e quelle utilizzate vengono fatte fruttare al massimo. Sempre grazie alla pirolisi, infatti, l’efficienza della stufa viene massimizzata perché la stufa continua a rilasciare calore a lungo anche quando è spenta. E come sempre all’efficienza tecnologica e all’ottimizzazione energetica si accompagna anche un risparmio economico. Infine, salute e sicurezza: una stufa pirolitica è molto più indicata per tutelare la salute di chi la utilizza e contemporaneamente può garantire sicurezza energetica perché indipendente da fonti energetiche instabili. Sarà perciò sufficiente fare bene i conti quando si acquista la biomassa per essere certi di non rimanere mai al freddo.

 

Gli svantaggi: il costo

Nonostante gli evidenti vantaggi su tutti i fronti, tuttavia, la stufa pirolitica stenta a diffondersi in Europa. Uno degli ostacoli maggiori è certamente rappresentato dal costo di realizzazione e installazione, che può in effetti scoraggiare gli acquirenti perché è più alto rispetto a quello di una stufa tradizionale. Una stufa pirolitica ad accumulo artigianale, progettata e assemblata in loco, completa di tutte le fasi di lavorazione, può costare infatti diverse migliaia di euro. Questo perché si tratta di apparecchi che è bene realizzare su misura, in base alle esigenze e alla situazione specifiche.

Chi volesse risparmiare sulla manodopera e pensa di avere la manualità necessaria, può optare per il fai-da-te, dai calcoli preliminari alla costruzione al montaggio alla finitura. Ma, come sempre, l’unico modo per essere certi di non commettere errori è affidarsi a professionisti, sia nella fase di progettazione che in quella di realizzazione. Un tecnico sarà inoltre sempre necessario per certificare l’apparecchio, assicurandosi che sia a norma e non rappresenti un pericolo per nessuno.

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