Dall’installazione del primo condizionatore domestico nel 1914, la diffusione degli impianti per di refrigerazione non si è mai arrestata, né lo farà nei prossimi anni. Sono ormai 1,6 miliardi quelli attivi oggi nel mondo, di cui 110 milioni in Europa e 24 milioni in Italia (dato di Hitachi Cooling & Heating Italia). Ma le vendite continuano al ritmo di 10 al secondo, permettendo di prevedere una quadruplicazione degli apparecchi entro il 2050. Quanti di questi sono sostenibili e vengono utilizzati correttamente? I loro possessori si ricordano di cambiare i filtri al condizionatore regolarmente?

Gli impianti di refrigerazione possono, infatti, rivelarsi tra i dispositivi più impattanti sull’ambiente e sulla salute delle persone, se non vengono gestiti correttamente. Perciò, oltre a promuovere il rinnovo del parco condizionatori per sostituirlo con tecnologie sempre più efficienti e intelligenti, bisognerà promuovere buone abitudini di utilizzo. Tra queste la pulizia e il cambio periodico dei filtri, per mantenere sani l’apparecchio e chi ne usufruisce.

 

Perché cambiare i filtri del condizionatore

In tutti i condizionatori in commercio l’aria fluisce attraverso filtri che impediscono a particelle di diversa natura di diffondersi nell’ambiente. Trattengono polvere, peli, batteri e inquinanti atmosferici, permettendoci di respirare un’aria per lo più pulita. Nel caso in cui i filtri non funzionino bene o abbiano accumulato troppe scorie, possono perciò trasformarsi da alleati del benessere a minaccia, per due ragioni:

  • compromettono l’efficienza del condizionatore, che impiega più energia del necessario per raffreddare la stanza o può addirittura incorrere in malfunzionamenti.
  • aumentano l’impronta di carbonio dell’edificio.
  • accumulano batteri che favoriscono lo sviluppo di muffe e funghi, immettendo nella stanza, insieme all’aria fredda, anche sostanze nocive.

 

Attenzione ai sintomi

Le muffe proliferano in presenza di umidità, temperature calde e scarsa ventilazione, diffondendosi rapidamente. Una volta formatesi, è molto difficile eliminarle con prodotti casalinghi, perché anche un minimo residuo permette loro di riguadagnare rapidamente terreno. Inoltre, prodotti errati o manovre inconsapevoli potrebbero danneggiare il condizionatore, a maggior ragione se le muffe si trovano in zone delicate e difficili da raggiungere. Ma come ci si accorge della loro presenza?

Nel caso in cui non siano visibili, sono spesso i sintomi corporei degli abitanti della casa a segnalarne la presenza, oltre ai cattivi odori emanati. Se all’accensione dell’aria condizionata insorgono mal di testa, difficoltà respiratorie e irritazioni, è molto probabile che si siano già diffuse intorno alle prese d’aria. Si tratta di reazioni da non sottovalutare, perché possono facilmente cronicizzarsi o aggravare patologie preesistenti, allergie e asma.

I problemi di salute legati ai sistemi di ventilazione e condizionamento sono più numerosi di quanto non si creda, tanto che esiste una sindrome che li accorpa, la SBS (Sick building syndrome). La “sindrome da edificio malato” insorge durante la prolungata permanenza di un edificio e scompare qualche ora o qualche giorno dopo l’uscita dallo stesso. Nella metà dei casi, la SBS è direttamente riconducibile alla qualità dell’aria compromessa dai suddetti sistemi.

 

Come pulire e cambiare i filtri

Esistono diverse tipologie di filtri, che richiedono attenzioni specifiche, riassunte chiaramente nel manuale delle istruzioni del proprio condizionatore. Alcuni non possono essere puliti, ma solo sostituiti o sanificati da un tecnico, altri vanno puliti con frequenza, altri ancora due volte l’anno. Anche questi ultimi, però, hanno una durata limitata e non possono essere puliti all’infinito senza che se ne comprometta il funzionamento. I condizionatori più moderni sono dotati di sensori che monitorano lo stato del filtro e suggeriscono quando è il momento di intervenire.

 

Come procedere nella pulizia?

  1. Individuare il filtro, in genere posizionato dietro la griglia di emissione dell’aria, a diverse profondità a seconda dell’apparecchio.
  2. Sfilare con delicatezza il filtro, premurandosi di indossare guanti e mascherina se si soffre di allergie, dato che possono annidarvisi batteri, polveri e altre particelle dannose.
  3. Trattare il filtro in base alla tipologia di tecnologia e di materiale. I filtri più semplici possono essere lavati con una spugna immersa in acqua e sapone, ma i più sofisticati hanno bisogno di manovre specifiche per non essere danneggiati. Sul libretto delle istruzioni ci saranno tutte le indicazioni relative a tempi e modalità.
  4. Assicurarsi che il filtro sia ben asciutto e privo di residui di sporco e riporlo nel vano.

Nel caso in cui il filtro abbia raggiunto il tempo massimo di vita,

Ecco le principali tipologie di filtro:

  • in fibra di vetro o a fisarmonica. È la tecnologia più semplice per funzionamento e pulizia. Depura l’aria da polveri, pollini, smog.
  • A carboni attivi. Assorbe e trattiene anche le particelle organiche e i cattivi odori.
  • Elettrostatico. Attrae e trattiene le impurità. Va smontato (è formato da diversi strati) e pulito una volta al mese. È spesso abbinato al filtro a carboni attivi.
  • Fotocatalitico al biossido di titanio. Il biossido sottoposto a luce ultravioletta distrugge e decompone batteri, virus, smog e odori.
  • HEPA (High Efficiency Particulate Air). I più potenti in circolazione, intrappolano il 99,99% delle particelle risultando ideali per chi soffre di allergie.
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