I combustibili fossili sono ormai noti per essere nocivi e dannosi per l’ambiente e per le persone, ma non sono tutti uguali e in un’economia mondiale che dipende ancora largamente da essi, esistono sfumature da prendere in considerazione come soluzione temporanea. A petrolio e carbone, per esempio, si può preferire il gas naturale, utilizzato come combustibile di transizione mentre si prepara il terreno per la diffusione delle fonti rinnovabili. Ma da dove arriva il gas naturale ed è davvero più pulito degli altri combustibili fossili?

 

Cos’è il gas naturale?

Come altre fonti di energia fossile, il gas naturale si è formato milioni di anni fa in seguito all’accumulo di resti organici di piante e animali sulla superficie terrestre e sui fondali oceanici, sommersi da sabbia e roccia. Il calore, la pressione e gli effetti del tempo combinati hanno trasformato i resti in combustibili fossili, tra i quali, appunto, il gas naturale, che contiene più composti tra i quali il più presente è il metano.

Esistono diversi tipi di giacimenti, siti a diverse profondità, e diversi tipi di gas naturale. Quello economico da estrarre e facilmente accessibile è definito “convenzionale”, quello sito a grande profondità e non facile da estrarre è detto “non convenzionale”. Quest’ultimo, situato a chilometri di distanza dalla superficie terrestre o intrappolato in insenature tra le rocce, può ovviamente diventare convenzionale se nuove tecnologie e processi lo rendono più accessibile ed economicamente sostenibile.

In genere viene estratto perforando verticalmente la terra per intercettare i giacimenti presenti su quella direttrice. Per espandere il campo d’azione o liberare gas non convenzionale, aumentando la produttività di un pozzo, si utilizzano anche altri metodi, come la perforazione orizzontale, la fratturazione idraulica (fracking) o l’acidificazione.

 

Un combustibile di transizione

Il gas naturale è più pulito del carbone, del petrolio e di altri combustibili fossili: produce cioè meno emissioni della maggior parte di inquinanti atmosferici e anidride carbonica generando circa la stessa quantità di energia. Il metano, suo composto principale, brucia in modo più efficiente del carbone, il che lo rende un’opzione migliore sia dal punto di vista economico che da quello delle emissioni generate. Inoltre, rimane nell’atmosfera per molto meno tempo della CO2.

Ecco perché viene pubblicizzato come un “combustibile ponte” ideale come soluzione temporanea per soddisfare il fabbisogno energetico mentre si procede con la transizione verso un futuro a emissioni zero. Un rischio intrinseco nel considerare il gas naturale come un “combustibile di transizione” è però che in alcuni paesi potrebbe al contrario ostacolare il percorso verso le energie rinnovabili, a meno che non vengano compiuti sforzi politici e normativi per limitare davvero il suo utilizzo a un periodo ponte. Definirlo “energia pulita”, oltretutto, è una forzatura, per diversi ordini di motivi.

 

Perché il gas naturale è dannoso?

Per esempio, mentre un tempo si pensava che una buona quota del metano presente nell’atmosfera derivasse da fonti geologiche naturali, in realtà è in gran parte attribuibile all’industria. Le concentrazioni atmosferiche di metano sono aumentate almeno del 150% dalla rivoluzione industriale a oggi e più ce n’è nell’aria più difficile sarà impedire alle temperature del pianeta di alzarsi.

Ma sono le pratiche di estrazione, soprattutto il fracking e l’acidificazione, ad avere le conseguenze ambientali più negative. Innanzitutto, quando i geologi cercano depositi di gas naturale a terra spesso sconvolgono la vegetazione dell’area e le perforazioni risultano molto impattanti sulle comunità locali.

La fratturazione idraulica, in particolare, è un processo che apre le formazioni rocciose con flussi ad alta pressione di acqua, sostanze chimiche e sabbia consentendo al gas di fuoriuscire e di essere prelevato. Richiede perciò enormi quantità di acqua, che possono ridurre radicalmente la portata delle acque sotterranee. Il processo produce poi acque reflue altamente tossiche e spesso radioattive che, se mal gestite, possono contaminare anche le fonti d’acqua utilizzate per uso potabile, igienico e industriale e agricolo. Inoltre, il fracking può causare micro-terremoti che non vengono percepiti in superficie ma possono causare danni strutturali agli edifici o alle reti sotterranee di tubi e cavi.

Oltre a essere inquinante, il gas naturale non è rinnovabile. Le fonti di energia rinnovabile, per definizione, provengono da processi di auto-rigenerazione naturalmente ricorrenti e il gas non si rigenera in un tempo compatibile per essere definito tale.

Le discussioni globali sull’opportunità o meno di continuare ad espandere il commercio di gas naturale dipendono perciò spesso soprattutto da fattori economici: il settore del gas naturale può generare occupazione e creare vantaggi economici. Dal punto di vista ambientale, invece, si tratta di una fonte energetica del tutto incompatibile con la necessità di raggiungere per tempo gli obiettivi climatici fissati dall’Accordo di Parigi.

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