Dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile arriva la conferma del primato dell’Italia nella raccolta differenziata e nel riciclo, proprio 25 anni dopo il Decreto Ronchi, che rivoluzionò la gestione dei rifiuti in Italia. L’emergenza rifiuti che tutt’oggi interessa periodicamente diverse città italiane non deve perciò sviare l’attenzione dalle capacità del paese di recuperare i rifiuti, in particolare legno, carta e vetro ma anche imballaggi.

 

L’Italia leader dell’economia circolare

I dati raccolti da “L’Italia del Riciclo 2022”, report della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, non mentono. L’industria del riciclo in Italia è in costante crescita, con 4.800 imprese, oltre 236mila addetti, 10,5 miliardi di valore aggiunto (+31% in 10 anni) e 25 milioni di tonnellate di materie prime seconde prodotte: un comparto sempre più rilevante e strategico. Nel 2020 l’Italia ha infatti riciclato il 72% di tutti i rifiuti, sia urbani che speciali-industriali, e ha raggiunto un tasso di utilizzo di materiali riciclati sul totale dei materiali consumati del 21,6%. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è al 63% e il conferimento in discarica al 20%. È un record europeo che configura l’Italia come leader nell’economia circolare.

Si tratta di un salto avanti notevole dai tempi del Decreto proposto da Edo Ronchi – oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Una proposta di legge che, con l’obiettivo di favorire l’applicazione delle direttive europee in materia, stabilì norme per ridurre la produzione di rifiuti, aumentare i tassi di recupero e riciclo, aumentare la consapevolezza dei cittadini sul tema e incentivare la collaborazione tra comuni e imprese. Nel 1997, infatti, l’80% dei rifiuti urbani prodotti finiva in discarica e la raccolta differenziata si fermava al 10%.

I numeri italiani sono impressionanti anche rispetto a alla media dell’UE. Il tasso di riciclo supera infatti di ben 20 punti percentuali la media europea del 53%, mentre il tasso di utilizzo di materiali riciclati sul totale dei consumati supera di quasi 10 punti la media europea del 12,8%. Non solo: anche la gestione degli imballaggi è da primato assoluto, con oltre 10,5 milioni di tonnellate riciclate. Si tratta del 73,3% del totale, un dato che supera non solo il target del 65% entro il 2025, ma anche quello del 70% entro il 2030.

 

Le materie prime seconde

Le “materie prime seconde” sono materiali riciclati che possono essere utilizzati nei processi di produzione al posto di materie prime vergini o insieme a esse, con innumerevoli vantaggi per tutti:

  • maggiore sicurezza e indipendenza nell’approvvigionamento
  • un ridotto consumo di materiali ed energia, che corrisponde a un ridotto impatto dell’industria dei materiali sul clima e sull’ambiente
  • minori costi di produzione

Il riciclo dovrebbe perciò avere come obiettivo primario la re-immissione sul mercato dei materiali recuperati, per alleggerire i costi ambientali e quelli aziendali connessi all’estrazione, lavorazione e trasporto di materie prime vergini. In Italia la produzione di materiali riciclati è in costante crescita, con i metalli in prima posizione (12 milioni e 287 mila tonnellate) seguiti da carta e cartone (5 milioni e 213 mila tonnellate), vetro (2 milioni e 229mila), pannelli di legno truciolare (2 milioni di tonnellate), compost (1 milione e 734mila) e plastica (972mila).

Tuttavia, l’uso di materie prime seconde incontra oggi una serie di ostacoli, tra cui l’assenza di standard di qualità a livello di UE per alcuni materiali (come la plastica), le difficoltà legate al loro commercio in tutta l’UE, la potenziale presenza di sostanze chimiche nei materiali riciclati e l’aumento dei costi energetici, che rappresentano la quota più grande dei costi di produzione di materie prime seconde.

 

Cosa e come ricicla l’Italia?

La percentuale del 72% di rifiuti riciclati in Italia rappresenta naturalmente una media dei tassi relativi alle varie tipologie di materiali raccolti. Un quadro variegato in cui hanno un ruolo di primo piano gli imballaggi, che assorbono il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate nell’UE. Senza misure preventive, inoltre, i rifiuti di questo genere potrebbero aumentare quasi del 20% entro il 2030, 46% per i famigerati imballaggi in plastica.

È invece l’85% degli imballaggi in carta a essere recuperato e il 77% di quelli in vetro, molto oltre i target europei nel 2030. Lo stesso vale per il tasso di ’utilizzo di plastica riciclata sul totale, giunto al 56%. Alluminio e acciaio sono riciclati al 68% e al 72%, mentre il legno al 65%, il doppio della media europea. E l’organico? Da 7,2 milioni di tonnellate di rifiuti organici riciclati sono state ottenute 2,2 milioni di tonnellate di compost, oltre a 130 milioni di metri cubi di biometano.

E poi ci sono i rifiuti particolari, come i pneumatici, con 442mila tonnellate riciclate e destinate al 52% al recupero di energia e al 48% al recupero di materia. I RAEE, com’è noto, sono il tasto dolente: 385mila le tonnellate di rifiuti trattate nel 2021 (+5,3% sul 2020), numeri lontani dai target e che non riescono a stare dietro al tasso di crescita nella vendita di apparecchiature elettroniche. In calo i tassi di riciclo di pile e accumulatori e di veicoli fuori uso.

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