Complice uno stallo nella riduzione delle emissioni e nell’aumento delle fonti rinnovabili, l’Italia sta risentendo più di altri paesi del cambiamento climatico.

La situazione climatica dell’Italia non promette bene, con rischi concreti per l’ambiente, le persone e il PIL. Lo documenta l’Italy Climate Report 2020 di I4C (Italy for Climate), iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, a sua volta promossa da imprese e associazioni di imprese sensibili al tema del cambiamento climatico. La crisi climatica, uno degli effetti più gravi del modello di sviluppo adottato finora, non è di certo una novità. Ma, pur riguardando tutto il mondo, alcuni paesi potrebbero soffrirne maggiormente: tra questi, l’Italia, che ogni anno deve far fronte a miliardi di euro di danni derivanti da eventi estremi connessi al cambiamento climatico.

 

La situazione climatica in Italia

Nel 2008 gli eventi estremi dipendenti dal cambiamento climatico in Italia ammontavano a 142, nel 2019 sono stati 1668. Basterebbe questo dato a dimostrare non solo la sussistenza del problema, ma la rapidità con cui si sta aggravando, con danni crescenti per le persone e per l’economia, in particolare i settori agricolo, turistico e infrastrutturale. I tornado, le piogge intense, la grandine e le raffiche di vento, la cui frequenza aumenta di anno in anno, sono, infatti, una conseguenza diretta del cambiamento climatico. Per non parlare degli incendi che in estate tormentano le regioni più calde. La principale causa, com’è noto, sono le eccessive emissioni di CO2, principalmente correlate al settore energetico.

In Italia le emissioni hanno raggiunto il picco massimo nel 2005, per poi risultare ridotte del 27% nel 2014. Da allora, stiamo vivendo un periodo di pericolosa stagnazione, con una riduzione di appena l’1,6% fino al 2019, un anno che ha visto riversarsi nell’atmosfera 420 milioni di tonnellate di CO2. Numeri ancora troppo alti e raggiunti troppo lentamente rispetto al target del -55% nel 2030 che l’UE si è posta. Il settore più impattante è quello industriale, seguito, in ordine, da trasporti, edilizia residenziale, terziario, agricoltura e rifiuti.

Lo stallo è dovuto anche alla frenata registrata nell’aumento di energia proveniente da fonti rinnovabili. Per entrambi i parametri – fonti rinnovabili ed emissioni –, infatti, l’Italia ha buone performance rispetto agli altri paesi europei, ma per il quinquennio 2014-2019 presenta il tasso minore di miglioramento, oltretutto disomogeneo in base ai settori. Per esempio, le emissioni di gas serra generate dai trasporti sono rimaste agli stessi livelli del 1990.

Il risultato di questo quadro è un aumento di 2,4° della temperatura media in Italia (rispetto al 1880), di molto superiore alla media mondiale di 1° e pericolosamente vicina al punto di non ritorno. A fronte di un aumento della consapevolezza della popolazione, mancano ancora misure significative per la riduzione dei gas serra. Questa dovrebbe procedere con un ritmo di -17 milioni di tonnellate all’anno fino al 2030 e -12 fino al 2050, ma dal 2014 procede al ritmo di -1,4.

 

 

Il 2020 in numeri

PIL in picchiata, diminuzione delle rinnovabili, innalzamento della temperatura… Tutto ciò nell’anno della crisi sanitaria più significativa dell’ultimo secolo. Per analizzare il reale impatto della pandemia sull’economia italiana sarà necessario ancora diverso tempo, ma i numeri non mentono. Ecco quelli individuati dal dossier 10 Key trend sul clima di Italy for Climate:

  • -8,9% di PIL, la recessione più grave dal dopoguerra. Anche i decessi (746.146, di cui più di 75mila riconducibili alla pandemia) non erano mai stati così alti da allora.
  • -27% di emissioni dal 1990, solo la metà del -55% auspicabile per il 2030. Ciò nonostante le limitazioni all’economia e ai trasporti dell’ultimo anno, che avrebbero potuto farle crollare.
  • -9,2% di consumi energetici rispetto al 2019, con un significativo -16% di consumo di prodotti petroliferi, principalmente connesso ai lockdown, e un -27% di carbone.
  • -400 tep (tonnellate equivalenti di petrolio) nel consumo finale lordo coperto da fonti rinnovabili. Un calo allarmante per un settore che dovrebbe invece crescere a grande ritmo per permettere all’Italia di raggiungere gli obiettivi climatici. Da un decennio
  • 1 GW di impianti alimentati da fonti rinnovabili (geotrmoelettrico, idroelettrico, biomasse, eolico, fotovoltaico) costruito nel 2020. Un valore lontano anni luce dai 7 GW che sarebbe necessario costruire ogni anno per raggiungere la carbon neutrality nel 2050.
  • 10 miliardi di kWh di elettricità prodotti da carbone, il valore più basso mai raggiunto. Una buona notizia.
  • -20% di spostamenti privati in meno, su cui ha influito l’aumento dei lavoratori da remoto da 1 milione (2019) a 3 milioni, il 13,7% degli Italiani.
  • -28% complessivo di vendite di automobili, ma raddoppiano le vendite di auto ibride e triplicano quelle di auto elettriche.
  • +2,4° di temperatura media annua rispetto al 1880, con 1300 eventi climatici estremi connessi al cambiamento climatico.
  • Rialzo immediato dei consumi energetici, che dopo la riduzione sperimentata durante i lockdown sono tornati rapidamente ai livelli pre-pandemici a causa dell’assenza di interventi strutturali
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