Che l’edilizia tradizionale, quella italiana in particolare, oggi non raggiunga nemmeno lontanamente gli standard di ecosostenibilità e sostenibilità richiesti è cosa nota. Il parco edilizio è obsoleto, progettato in un’epoca – la maggior parte delle costruzioni innalzata prima degli anni ’80 – in cui il discorso sulla sostenibilità era agli albori e non esistevano standard e regolamentazioni in materia. Il risultato è che in Europa gli edifici sono responsabili di quasi il 40% del consumo annuo di energia primaria (rapporto ABC), ma non solo. La cementificazione consuma e impoverisce il suolo, ne riduce la capacità di immagazzinare anidride carbonica, mettendo a rischio la salute delle persone e dell’ambiente, e diminuisce la biodiversità floristica e faunistica. Per dimezzare i consumi degli edifici entro il 2030 e azzerarli entro il 2050 sarà perciò necessario costruire meno e meglio, ma anche rinnovare il già costruito. Edifici green, edifici sostenibili ed edifici rigenerativi vanno tutti in questa direzione, ma con delle differenze sostanziali. Vediamo quali.

 

Edifici green (green building)

 

Gli edifici green devono rispettare requisiti tecnici molto precisi, stabiliti da sistemi di rating. Esiste in particolare uno standard internazionale che permette a quelli che rispettano determinati parametri di essere certificati come green building. È il LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) un sistema flessibile rappresentato in Italia da Green Building Council Italia che misura le performance dell’edificio contribuendo a creare un mercato immobiliare più trasparente.

In concreto, il loro impatto ambientale deve essere minore, rispetto a quello di un edificio tradizionale, durante tutto il ciclo di vita, dalla costruzione all’eventuale demolizione. Si tratta di una condizione raggiungibile ponendo l’attenzione su diversi aspetti della costruzione:

  • efficienza energetica e idrica, grazie a impianti intelligenti alimentati con risorse rinnovabili e che producono minime emissioni. Ma anche grazie a infissi e a una coibentazione di qualità che limitino gli scambi di freddo e di calore tra interno ed esterno. L’ideale è che gli edifici raggiungano l’autosufficienza, sfruttando per esempio pannelli solari e serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana. Naturalmente il contenimento degli sprechi non dipende esclusivamente dalla progettazione dell’edificio e dei suoi impianti, ma anche dalle abitudini degli inquilini.
  • Impiego di materiali isolanti e non inquinanti in tutte le loro fasi di vita, dall’estrazione della materia prima al suo eventuale smaltimento.
  • Comfort ambientale interno. Non è solo l’ambiente a beneficiare di un approccio green, anche la vita degli inquilini ne risente positivamente.

 

Edifici sostenibili

 

Tutte le caratteristiche attribuibili agli edifici green valgono anche per quelli definiti “sostenibili”, ma questi ultimi alzano ulteriormente l’asticella: il loro tratto distintivo è l’impatto pressoché nullo sull’ambiente e sulle persone (sono i cosiddetti NZEB, Nearly Zero Energy Building). Lo sviluppo sostenibile è, infatti, definito dalla Commissione delle Nazioni Unite come quello che «soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri». Insomma, uno sviluppo che non sottrae all’ambiente più risorse di quelle che quest’ultimo è in grado di produrre.

In genere qui ci si ferma, considerando l’edilizia sostenibile il massimo cui aspirare per fermare le emissioni e il consumo di suolo. Un traguardo notevole, ma che tuttavia non risponderebbe al reale bisogno di invertire (e non solo di fermare) il cambiamento climatico. E qui interviene il concetto di edilizia rigenerativa.

 

Edifici rigenerativi

 

Un edificio sostenibile è certamente anche green, ma non è detto che un edificio green sia anche sostenibile. Allo stesso modo un edificio rigenerativo è senza dubbio anche sostenibile, ma si spinge ben oltre il traguardo delle emissioni zero. Il suo obiettivo, infatti, è di correggere gli errori commessi nell’edilizia tradizionale, invertendo la rotta del cambiamento climatico e riabilitando l’ecosistema. Come? Restituendo all’ambiente più di quanto riceve.

 

Le sette facce degli edifici rigenerativi 

Dal 2006 lo standard Living Building Challenge ne incoraggia la costruzione, individuando 7 aree in cui è necessario ottenere determinati requisiti:

  • luogo. Gli architetti devono costruire un edificio che si armonizzi con il suo contesto naturale e sociale, con gli obiettivi di creare comunità più connesse e proteggere e ripristinare la natura.
  • Acqua. Un edificio rigenerativo utilizza solo l’acqua che è in grado di raccogliere in loco, purificandola senza prodotti chimici. In genere si utilizzano cisterne per la raccolta dell’acqua piovana e delle acque grigie, sistemi a circuito chiuso e servizi igienici compostabili.
  • Energia. L’edificio deve produrre in loco tutta l’energia che utilizza, anzi, di più. Il 105% per la precisione. Naturalmente a partire da fonti rinnovabili.
  • Salute e felicità. La tutela dell’ambiente conta tanto quanto quella della salute e dell’umore delle persone. Negli edifici del futuro ci sarà un miglioramento della qualità dell’aria e più comfort termico e visivo. Una componente imprescindibile in questo senso sarà il design biofilico, che integra la natura negli edifici sotto forma di piante e giardini verticali e luce, colori e materiali naturali. Ma anche l’intelligenza di impianti ed elettrodomestici grazie all’Internet delle Cose sarà protagonista.
  • Materiali. Ogni componente dell’edificio, strutturale e impiantistica (ma, possibilmente, anche di interior design) deve essere costituita da materiali sostenibili in tutte le fasi della loro vita, dall’estrazione della materia prima all’eventuale smaltimento.
  • Equità. Un edificio rigenerativo è inclusivo: tutti devono avere accesso agli stessi servizi a prescindere da disabilità, età e condizione economica. Inoltre, non deve impedire a un altro edificio l’accesso a luce solare, aria fresca e acqua pulita.
  • Bellezza. L’aspetto estetico è tutt’altro che secondario, sia per armonizzare l’edificio rispetto al contesto che per ispirare ed educare alla bellezza gli inquilini, dei vicini e dei visitatori.