Ogni anno in Italia vengono consumati 1,5 miliardi di capsule di caffè, il 2% del totale mondiale (75 miliardi). Un innocente momento di relax, di routine o di condivisione può così trasformarsi in un enorme problema ambientale, se non si trova un modo per riciclare le capsule. È ciò che ha fatto White Star, una vera e propria “Fabbrica delle Invenzioni” tutta italiana che ha brevettato una macchina separa-capsule utile allo scopo.

Non esiste possibilità di riciclo, né di economia circolare, senza raccolta differenziata e la media italiana del 51% ad essa relativa non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi europei al 2030 e al 2050. A meno che non si eliminino dal mercato gli imballaggi e gli altri oggetti impossibili da differenziare oppure si trovino soluzioni ingegnose per farlo. La macchina di White Star è una di queste e sarà indispensabile per riciclare le circa 12mila tonnellate di rifiuti annui che derivano dalle capsule di caffè.

 

Twister, la macchina che separa le capsule di caffè

 

Il progetto pilota, nato dalla collaborazione di White Star con Regione Friuli Venezia Giulia, Illy, Nestlè, AcegasApsAmga, A&T2000, Net e Arpa Fvg, è operativo da luglio 2021. I soggetti coinvolti sono numerosi perché l’idea è quella di creare un’intera filiera, tutta italiana, per il recupero delle capsule esauste. Alla base c’è una macchina che separa l’involucro dalla parte umida e che prende diversi nomi a seconda della sua destinazione: LaTwist per i coffee shop, Twister per gli impianti industriali di smaltimento, Twisty per gli uffici e TwistMe per l’uso domestico.

Al momento le capsule da caffè, costituite da plastica o alluminio, sono destinate agli inceneritori o alle discariche, dove impiegano 500 anni per essere smaltite. Questo perché sono composite e impossibili da differenziare meccanicamente. Almeno fino al brevetto di Twister, che garantisce la possibilità di riutilizzare tutte le parti di cui sono composte separandole con un efficiente meccanismo. In tal modo, «una capsula usata diventa materiale prezioso avviato al riciclo, dal caffè esausto, ottimo concime o combustibile, all’alluminio e alla plastica con tutti i loro molteplici impieghi», ha dichiarato Paolo Costantini, co-fondatore e direttore generale di White Star.

Stefano Ceccarelli, co-fondatore e amministratore, sottolinea invece come Twister sia una «macchina che si presta benissimo per le aziende municipalizzate oltre che per quelle del vending», funzionando sia per grandi che per piccoli quantitativi di capsule. In tal modo tutti, bar, ristoranti, hotel, rivenditori, negozi specializzati, uffici, abitazioni e centri di raccolta potranno avviarle al riciclo «tramite una gestione a livello locale, cioè lì dove vengono consumate, senza costi aggiuntivi», creando una condizione in cui «il produttore, il rivenditore, il consumatore e l’ente preposto alla gestione dei rifiuti devono aiutarsi a vicenda e collaborare per il bene comune». Ma da dove arrivano le capsule da caffè?

 

Il mercato delle capsule in Italia

 

Nel 2021 White Star ha pubblicato anche il primo rapporto nazionale sul commercio al dettaglio nei coffee shop delle capsule di caffè. La semplicità del loro utilizzo e la qualità e la varietà delle miscele ne ha provocato un aumento esponenziale. Con conseguente apertura di punti vendita monomarca (Nespresso, Lavazza, Illy…), plurimarca e in franchising.

Per prima cosa, White Star li ha mappati, trovandone circa 5000, di cui oltre 1700 al Nord (700 solo in Lombardia), più di 1300 al Centro (700 solo nel Lazio), 1000 al Sud e 700 nelle isole. I franchising, in particolare, sono 1600, di sui 1300 nel Centro-Nord e 300 al Sud. Ogni regione ha almeno una sua catena di riferimento e quasi tutte offrono la possibilità di acquistare anche online, ma nessuno, per ora, ha rinunciato al negozio fisico. Le 20 maggiori aziende hanno oltre 1000 punti vendita nelle città italiane, che aumentano ogni anno, mentre i punti vendita plurimarca di singoli imprenditori sono concentrati nei centri più piccoli, ammontando a 3000.

È la fotografia di una situazione che non era mai stata analizzata prima, con un giro d’affari che nel 2020 ha raggiunto i 376 milioni di euro, complice la pandemia che ci ha costretti a casa. Le capsule di caffè costituiscono il 28,4% del caffè venduto in GDO e hanno registrato una forte crescita a valore e a volume (24%) proprio a marzo 2020, mantenendo il trend anche nei mesi seguenti (dati Competitive Data).

Si capisce perciò come trovare un modo per rendere facilmente riciclabili le capsule sia fondamentale o lo sia tanto più in un’ottica collaborativa per tutti gli attori della filiera. E infatti LaTwist nasce dall’unione delle forze di diversi soggetti, del settore pubblico e privato. «Siamo consapevoli che la sfida per un mondo sostenibile si può vincere solo unendo le forze, perché questo tipo di collaborazione può basarsi solo su una comunione di valori condivisi e quando si parla di bene comune e rispetto dell’ambiente non ci deve essere competizione ma collaborazione», ha dichiarato Massimiliano Pogliani, amministratore delegato di Illy.

 

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