Non esiste centro urbano al mondo che non possieda aree degradate dal punto di vista ambientale o sociale o semplicemente sottoutilizzate, spesso in quartieri periferici. Si tratta di zone che peggiorano la vivibilità, indeboliscono la produttività e danneggiano l’immagine della città, ma che potrebbero al contrario costituire una risorsa preziosa da diversi punti di vista. Ecco a cosa serve la rigenerazione urbana: a recuperare aree del genere trasformandole da problema in risorsa.

È così che edifici abbandonati, campi invasi dalle erbacce, vie degradate o quartieri marginalizzati vengono reinventati, creando nuove modalità di interazione e mettendo a sistema interessi differenti. L’importante è focalizzarsi sulle reali necessità di una città o di una sua parte e da esse partire per dare una risposta urbanistica e comunitaria.

 

Cos’è la rigenerazione urbana

L’obiettivo della rigenerazione urbana è di sbloccare il potenziale di aree considerate marginali dal punto di vista geografico o socio-economico all’insegna della sostenibilità. Le due dimensioni – rigenerazione e sostenibilità – sono infatti intimamente legate perché una rigenerazione non sarebbe tale senza un miglioramento economico, ambientale o sociale – più spesso tutti e tre insieme – dell’area interessata. Ciò significa, in concreto, appianare le differenze economiche e sociali in città, creare opportunità e migliorare i servizi per comunità svantaggiate, aumentare l’appeal di una zona per residenti, turisti e investitori. Esistono poi naturalmente obiettivi specifici a seconda dei casi, i quali possono comunque essere sempre ricondotti, oggi che esiste un documento programmatico come l’Agenda 2030, alla sua sfera di ragionamento.

Una rigenerazione urbana incentrata sull’impatto socio-culturale punterà su interventi incentrati su salute e benessere, istruzione e offerta per il tempo libero, arte e cultura, creazione di comunità, aiuti alle famiglie e attenzione all’educazione dei bambini, con l’obiettivo di sradicare abitudini dannose offrendo alternative positive e coinvolgendo i partecipanti in progetti comunitari.

La rigenerazione urbana incentrata sulla crescita economica mirerà invece in modo più diretto ad aumentare le competenze lavorative, l’occupazione e il guadagno, a favorire l’avvio di imprese e gli investimenti per dare una spinta all’economia locale, ma anche a intervenire sulle infrastrutture e i trasporti e ad avviare progetti edilizi e ristrutturazioni.

L’approccio ambientale, che dovrebbe essere in realtà sotteso a tutti i progetti di rigenerazione urbana, si focalizza sulla bonifica di terreni abbandonati, sul miglioramento della qualità dell’aria, sulla promozione della mobilità leggera o pubblica, sulla creazione di orti, serre o giardini e in generale sull’aumento degli spazi verdi.

I progetti di rigenerazione urbana di successo non quasi mai implementati soltanto dal settore pubblico, ma prevedono piuttosto una collaborazione con uno o più privati disposti a investire nell’area da rigenerare. Anche se il governo locale avesse la possibilità di stanziare l’intera cifra utile a coprire i costi del progetto, infatti, sarebbero comunque necessari a un certo punto l’intervento e la partecipazione, anche economica, della comunità di persone e di imprenditori che dovranno tenere viva l’area rigenerata. Tanto vale, perciò, coinvolgerli fin da subito anche a livello di ideazione e progettazione delle azioni.

 

I rischi della rigenerazione urbana

La rigenerazione urbana possiede tuttavia lati oscuri, perché può generare risultati controversi, se non pianificata in base alle reali necessità di una comunità. La riqualificazione di un quartiere potrebbe per esempio sfociare in una sua cosiddetta gentrificazione. Un fenomeno per cui un’area urbana storicamente proletaria viene interessata da interventi che non hanno come output il miglioramento della condizione di vita dei residenti, ma l’aumentare del valore degli immobili. Un processo cui consegue una sostituzione della popolazione precedente con una più abbiente, con il rischio di marginalizzare ancora di più dal punto di vista sociale ed economico intere comunità. Senza contare il rischio di snaturare la storia e la tradizione di un’area in nome del progresso, con la promessa, spesso disattesa, di portare più ricchezza per tutti.

 

La rigenerazione urbana a Modena

Anche Modena, come tante città, è stata interessata in passato da interventi di rigenerazione urbana e lo è tutt’ora. Tra i progetti più recenti in tal senso c’è il recupero dell’area ex AMCM, 31mila metri quadri tra edifici e parcheggi tra viale Carlo Sigonio e via Buon Pastore. Si tratta della zona che un tempo ospitava le Aziende Municipalizzate di Modena (AEM) e poi la sede di ENEL, a due passi dal centro città. Oggi è adibita a parcheggio e ospita il Teatro delle Passioni.

Attraverso un parternariato pubblico-privato, la zona verrà interamente riqualificata e vedrà sorgere, oltre al Laboratorio Aperto che già anima la palazzina ex AEM:

  • un Parco della Creatività, con servizi e un’ampia offerta cultura, sportiva e di intrattenimento
  • la nuova sede del Teatro delle Passioni e di ERT nell’ex palazzina ENEL
  • una piazza pedonale e ciclabile con aree verdi, sedute e rastrelliere
  • un parcheggio seminterrato da 245 posti
  • un’area con aiuole verdi e gradoni per gli spettacoli all’aperto
  • un supermercato di quartiere, uffici, spazi per eventi e per ristoranti
  • un percorso pedonale e ciclabile di collegamento al resto della città e delle reti già esistenti
  • una palestra

La fine dei lavori è attualmente prevista per dicembre 2022.

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