L’80% dei consumi energetici mondiali è associato alle attività urbane. È evidente perciò come la lotta al cambiamento climatico dipenda in larga parte dalle decisioni e dalle azioni degli enti locali, intermediari tra istituzioni nazionali e sovranazionali da una parte e cittadini dall’altra. L’ideale, nell’approccio a una lotta climatica che interessa tutto il mondo, sarebbe perciò di utilizzare una strategia comune, per procedere di pari passo nel raggiungimento degli obiettivi. Il Patto dei Sindaci, i PAESC, che anche Modena ha prodotto, e il progetto Zero Carbon Cities vanno proprio in questa direzione, riunendo comuni di ogni dimensione e aree metropolitane sotto un proposito condiviso.

 

Il PAESC e il Patto dei Sindaci

Il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) contiene la strategia degli enti locali per il raggiungimento degli obiettivi individuati dal Patto dei Sindaci (Covenant of Mayor). Quest’ultimo è stato lanciato dalla Commissione Europea nel 2008, per avviare una concertazione delle azioni delle città europee nella lotta al cambiamento climatico. Ad oggi è infatti l’unico documento europeo volto a mobilitare direttamente città e regioni per il raggiungimento degli obiettivi comuni. Un perfetto esempio di governance multilivello che coinvolge oltre 10mila firmatari e 300 milioni di persone da 43 paesi diversi. L’Italia contribuisce con ben 4800 firmatari e 52 milioni e mezzo di abitanti coinvolti.

Ma non si tratta soltanto di una dichiarazione di intenti. È un vero e proprio documento programmatico e chi lo sottoscrive è tenuto a rispettarne gli obiettivi. Il principale è la riduzione delle emissioni cittadine del 40% entro il 2030 – rispetto alla base line scelta da ogni ente – e l’azzeramento entro il 2050. Perché ciò accada, ogni ente deve presentare innanzitutto un Inventario di Base delle Emissioni e poi inviare ogni due anni un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima, con relativi rapporti di monitoraggio e attuazione.

 

Cos’è il PAESC e cosa prevede

Il PAESC è il modo in cui ogni ente stabilisce di agire per raggiungere gli obiettivi prefissati dal Patto, declinandolo secondo le sue specificità e necessità. Come? Intervenendo sulla diminuzione dei consumi energetici e sull’aumento dell’impiego di fonti rinnovabili e, nel frattempo, trovando anche un modo per mitigare il cambiamento climatico e adattarsi alle sue conseguenze. Quest’ultimo punto è fondamentale tanto quanto il tentativo di invertirne la rotta, perché al livello cui siamo giunti gli effetti del surriscaldamento globale sono già tangibili.

 

Il PAESC di Modena

Dati i grandi progressi compiuti negli ultimi anni, con il PAESC 2020, redatto con la consulenza di AESS (Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile), Modena ha voluto alzare l’asticella. L’anno scelto come base line è il 2009 e, rispetto ad allora, nel 2018 si è evidenziata una diminuzione delle emissioni medie pro capite del -28%, da 7,49 tonnellate di CO2 a persona a 5,36 tonnellate. Il Comune ha perciò deciso di prendersi l’impegno di raggiungere il -55% di emissioni entro il 2030 – invece del -40% fissato dal Patto dei Sindaci –, fino al livello di 650.634 tonnellate, 3,37 pro capite. Tutti i settori produttori di emissioni, infatti, hanno dimostrato performance ottimali e, in particolare, l’industria con una riduzione del -30%, il terziario con un -29%, il residenziale con un – 27% e il trasporto privato con un -21%.

Rispetto all’adattamento agli effetti del cambiamento climatico, Modena soffre particolarmente il caldo estremo in estate e la scarsità di precipitazioni annue, interrotta però da forti piogge che causano allagamenti. Le 29 azioni da finalizzare in quest’ottica sono raccolte in tre gruppi:

  • infrastrutture verdi e blu
  • ottimizzazione dei processi di manutenzione e gestione dei servizi pubblici
  • formazione e sensibilizzazione

Le azioni di mitigazione e adattamento rispetto al cambiamento climatico non riguardano soltanto il Comune, ma anche enti e imprese, che dovranno collaborare con l’amministrazione per allinearsi sugli interventi da intraprendere. E il PAESC stesso andrà integrato con gli altri strumenti di pianificazione attivi in città, come il PUG (Piano Urbanistico Generale) e il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile).

Tra le priorità assolute, c’è sempre quella di rinnovare il parco edilizio pubblico e privato, che ad oggi è il settore più energivoro. Il -55% di emissioni al 2030, infatti, è solo uno step del percorso: il vero traguardo, come predica il Green Deal europeo, è la carbon neutrality entro il 2050.

 

Cos’è Zero Carbon Cities e cosa prevede

Un progetto europeo che si integra perfettamente con il PAESC è Zero Carbon Cities, che ha come obiettivo la raggiunta della sostenibilità urbana ed è finanziato dal programma Urbact III e dal Fondo di rotazione nazionale. Capitanato da Manchester (UK), è condiviso da altre 6 città firmatarie del Patto dei Sindaci: Zadar (Croazia), Vilvoorde (Belgio), Tartu (Estonia), Bistrita (Romania), Francoforte (Germania) e, per l’Italia, Modena. Qui ha dato luogo alla formazione del gruppo di lavoro Urbact Local Group, costituito da oltre 70 partecipanti legati a una ventina di realtà del territorio, compreso il Comune.

Anche in questo caso, l’obiettivo è di produrre un Piano d’azione che consenta alle città di rispettare i target di carbon neutrality e sostenibilità dell’Accordo di Parigi. Il progetto ha preso il via nel 2019 e terminerà nel 2022, con la definizione di una strategia per raggiungere la neutralità climatica che sia basata su evidenze scientifiche.

 

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