All’aumentare delle bollette di luce e gas aumenta anche la creatività nel trovare soluzioni per risparmiare sui consumi, a partire dalla gestione del riscaldamento. Per esempio, hai mai considerato il fatto che il 50% del calore emesso dai termosifoni è indirizzato verso il muro a cui sono ancorati? Praticamente metà del lavoro (e del consumo energetico) di un calorifero è quindi destinato a riscaldare la parete, con un impatto minimo sulla temperatura ambientale. Ma questo calore disperso potrebbe essere facilmente convogliato verso la stanza, grazie ai pannelli termoriflettenti.

Data la semplicità di installazione e il basso costo, questa soluzione suscita parecchi dubbi: i pannelli termoriflettenti funzionano davvero? Come e dove si installano? Si può usare la carta stagnola?

 

Cosa sono i pannelli termoriflettenti?

Tra le soluzioni più a buon mercato per ridurre i costi energetici in casa senza rinunciare al comfort ambientale c’è il posizionamento di un isolamento dietro i termosifoni. Questi ultimi irradiano infatti calore a 360 gradi, cioè da tutte le direzioni, e per questo motivo la loro posizione ideale sarebbe al centro della stanza: una soluzione poco indicata dal punto di vista funzionale ed estetico. Installati contro il muro, tuttavia, indirizzano il 50% del calore contro le pareti, disperdendone fino al 40%.

A dover essere isolato, dunque, non è il termosifone, ma la parete, perché il calore non venga assorbito e disperso ma rimanga all’interno della stanza. A maggior ragione se l’isolamento è composto da un foglio riflettente, che riverbera il calore nella direzione opposta. È questo il ruolo dei pannelli termoriflettenti, che sfruttano il principio secondo cui il calore si sposta sempre da un luogo caldo a uno freddo. Isolando la parete si creerà infatti nell’intercapedine tra calorifero e muro un accumulo di calore, che tenderà a spostarsi verso il centro della stanza.

I pannelli termoriflettenti sono in genere spessi da 4 a 6 millimetri e sono molto economici e semplici da posizionare. A differenza dei cappotti termici o di altre tipologie di isolamento, non richiedono perciò interventi invasivi, lunghi e costosi, pur consentendo di migliorare le prestazioni energetiche delle proprie fonti di calore. Dopo l’installazione, infatti, le stanze si scalderanno molto più velocemente e manterranno più a lungo il calore anche dopo lo spegnimento dei termosifoni.

 

Quale materiale utilizzare per il pannello riflettente?

È sempre ideale scegliere un materiale isolante che fornisca un taglio termico, che sia rigido e che aderisca bene alla parete. Sarebbe perciò meglio evitare la carta stagnola, che non è abbastanza rigida da poter essere inserita correttamente dietro i termosifoni e da aderire alla parete e, una volta spiegazzata, non ha un aspetto uniforme, pregiudicando l’estetica della stanza. Sono da preferire gli isolanti in lamina di alta qualità, magari a più strati con quello superficiale in alluminio, che riflette quasi il 100% del calore radiante. L’importante è che siano ignifughi, impermeabili e adatti a essere esposti al calore per periodi prolungati senza effetti negativi.

Ci sono diverse aziende che vendono online pannelli riflettenti in confezioni multiple di dimensioni standard. In questo caso è importante verificare che le loro misure corrispondano a quelle della superficie da isolare, uguale o maggiore di qualche millimetro rispetto a quella del termosifone. Inoltre, è importante evitare i pannelli economici in pluriball o in mylar.

 

Quali termosifoni isolare?

A un esame superficiale si potrebbe pensare che tutte le pareti dietro ai termosifoni vadano isolate per massimizzare il risparmio energetico. Invece la scelta dipende dalla posizione dei termosifoni, da cosa si cela dietro la parete su cui sono installati e dall’uso che si fa delle stanze. I termosifoni da isolare senza ombra di dubbio sono quelli che poggiano su un muro che dà sull’esterno, perché sono quelli che disperdono più calore attraverso la parete.

Per quanto riguarda le pareti interne invece dipende dalla frequenza con cui le stanze vengono utilizzate. Se per esempio il calorifero poggia su una parete tra due camere da letto utilizzate entrambe tutte le notti, il calore disperso attraverso la parete non andrebbe perso, ma contribuirebbe al contrario a scaldare l’altra stanza. Se invece l’altra stanza viene utilizzata raramente, si può valutare un isolamento. Lo stesso vale per le pareti in comune con i vicini: se al di là c’è una stanza che riscaldano con continuità, si potrà evitare l’isolamento.

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