Una strategia per il controllo dei consumi e l’efficientamento energetico di cui non si parla abbastanza è la contabilizzazione del calore. In condominio, infatti, non è semplice tenere traccia degli effettivi consumi di ogni utente per ripartirli correttamente, con il rischio che nessuno abbia idea di quanta energia ha veramente utilizzato in un dato periodo. Per fortuna esistono metodi di contabilizzazione del calore, una pratica caldeggiata dall’Europa come indispensabile per la transizione energetica e in grado di far risparmiare il 10-15% di energia. Ma in cosa consiste esattamente?

 

Cos’è la contabilizzazione del calore?

La ripartizione dei consumi si rende necessaria naturalmente soltanto in presenza di un impianto o sistema centralizzato che fornisce riscaldamento, raffrescamento e/o acqua calda sanitaria a più unità immobiliari o edifici. Il sistema di generazione dell’energia termica o frigorifera da distribuire può essere costituito dalla classica caldaia a combustione, da una pompa di calore a elettricità o a gas oppure da un impianto di cogenerazione.

In presenza di queste caratteristiche, infatti, ogni inquilino è solito prelevare una certa quantità di energia all’anno dall’impianto centralizzato per creare le migliori condizioni ambientali a casa propria. È perciò giusto che conosca con precisione quella quantità e i costi che ne conseguono, per motivare le proprie spese e decidere eventualmente di prestare più attenzione ai propri consumi.

Oltre al consumo volontario – quello consapevolmente attuato – ne esiste, però, anche uno involontario, dovuto alla dispersione generata dall’impianto in funzione. La contabilizzazione del calore individua con precisione sia l’uno che l’altro, fornendo agli utenti stime precise e una giusta ripartizione delle spese.

Il modo in cui la contabilizzazione del calore favorisce l’efficienza energetica è perciò indiretto. Non interviene meccanicamente o digitalmente per diminuire i consumi, ma ha il semplice eppure cardinale obiettivo di regalare agli utenti la consapevolezza rispetto alle loro abitudini. E così facendo permette anche di monitorare i progressi nell’efficientamento energetico dovuti a una gestione oculata degli impianti. Come sottolinea l’ENEA nella Guida “Ripartizione delle spese dei consumi di energia termica nei condomini”, in ogni caso, la contabilizzazione è in grado, di per sé, di generare un risparmio energetico del 10-15% l’anno, a cui corrisponde naturalmente anche un risparmio economico.

 

La normativa

La contabilizzazione del calore è regolata dal DL n. 73 del 14 luglio 2020, che prevede le due quote di spesa volontaria e involontaria, la prima delle quali non può essere inferiore al 50% del totale. Tutti i contatori installati 25 ottobre 2020 devono essere leggibili da remoto e dal 1° gennaio 2022 tutti i contatori leggibili da remoto devono comunicare con gli utenti almeno una volta al mese, sul dispositivo di lettura o via internet. A tal proposito, la norma stabilisce anche che gli inquilini devono essere informati sui vantaggi connessi alla contabilizzazione da remoto, per incentivarne la diffusione, propedeutica all’efficientamento del settore.

 

Tipologie e metodi di contabilizzazione

La contabilizzazione è perciò definita come un «sistema tecnico che consente la misurazione dell’energia termica o frigorifera fornita alle singole unità immobiliari (utenze) servite da un impianto termico centralizzato o da teleriscaldamento o teleraffreddamento». E può attuare questo compito in modo diretto o indiretto.

La contabilizzazione del calore diretta consente agli utenti di determinare direttamente attraverso contatori individuali – in genere Contatori di Energia Termica (CET) – il proprio consumo di energia volontario in kWh (chilowattora). Il sistema di misura, in funzione della taglia, può essere “compatto”, cioè costituito da un’unica unità indivisibile, oppure composto da diverse sotto-unità: sensore di flusso, sensori di temperatura, unità di elaborazione e calcolo.

La contabilizzazione indiretta, pur non essendo preferibile, è necessaria quando la conformazione dell’impianto non consente l’installazione di CET individuali. In questo caso, gli utenti possono determinare il loro consumo di energia volontario indirettamente, cioè attraverso il conteggio delle unità di ripartizione di energia in tutte le unità immobiliari. In genere per farlo si utilizzano Contatori di Energia Termica all’uscita della caldaia centralizzata per calcolare l’energia totale consumata e Ripartitori di Calore o Totalizzatori di Calore per misurare la percentuale di ripartizione dei consumi. Anche questi ultimi dispositivi dovrebbero comunque essere impostati in modo da fornire direttamente agli utenti il conteggio delle unità di riparto.

 

Come contabilizzare il consumo involontario?

Non essendo legato a concrete azioni degli inquilini, ma a una solo relativamente prevedibile dispersione di calore generata dall’impianto, il consumo involontario è più difficile da misurare e redistribuire con precisione. Nel caso di misurazione diretta, per ottenere la quota individuale dei consumi involontari sarà necessario sommare tutti i consumi individuali, sottrarli dai consumi totali e dividere per il numero degli inquilini il risultato. Nel caso di misurazione indiretta, la quota di consumi involontari potrà invece essere soltanto stimata. La sua percentuale per ogni utente può essere calcolata, sempre secondo il DL 73/2020, «a titolo esemplificativo e non esaustivo, secondo i millesimi, i metri quadri o i metri cubi utili, oppure secondo le potenze installate». Il metodo per farlo dovrà essere definito in sede di Assemblea Condominiale oppure per opera di uno specialista.