La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato gli incentivi fiscali sotto forma di credito d’imposta del Piano Transizione 4.0, che dal 2020 aveva sostituito superammortamento e iperammortamento del Piano Impresa 4.0. Il suo obiettivo è di incoraggiare gli investimenti privati nell’ottica dell’innovazione e della digitalizzazione delle imprese da diversi punti di vista, dai beni alla ricerca al design.

Il PNRR naturalmente è allineato con questo scenario e dedica alla Transizione 4.0 un investimento ad hoc, che finanzia gran parte dei crediti d’imposta previsti. Ma per raggiungere gli obiettivi fissati sarà necessaria una vera e propria rivoluzione e una grande disponibilità ad aggiornare processi e competenze.

 

La Transizione 4.0 e il PNRR

La digitalizzazione delle imprese è condizione necessaria del raggiungimento di parecchi obiettivi fissati dal PNRR e interessa trasversalmente tutte e sei le missioni intraprese. Ma è naturalmente protagonista della prima di queste missioni, “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, che vuole dare un «impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Paese». E in particolare della sua componente M1C2: “digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”, che impiega 23,89 miliardi di euro di fondi Next Generation EU, cui si aggiungono 0,80 miliardi di React EU e 5,88 miliardi di Fondo complementare, per un totale di 30,57 miliardi.

L’innovazione delle imprese, com’è sempre più evidente, non può prescindere dalla digitalizzazione e su questo fronte l’Italia è particolarmente indietro rispetto agli altri paesi europei. Ecco qualche dato emergente dal DESI 2021 (Digital Economy and Society Index), relativo al 2020, che ben rappresenta la situazione odierna:

  • solo il 15% delle aziende italiane prevede corsi di formazione per i propri dipendenti sulle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC)
  • meno del 40% delle aziende italiane utilizza il Cloud come archivio digitale, uno strumento online di salvataggio e gestione dei dati
  • meno del 20% utilizza l’IA (Intelligenza Artificiale)
  • nemmeno il 10% utilizza i cosiddetti Big Data, la raccolta, l’analisi e la messa in relazione di una grande mole di dati per ottimizzare processi o prevedere scenari futuri

Questo scenario è decisamente distante dagli obiettivi individuati dal Digital Compass 2030 dell’Unione Europea, che vorrebbe aziende interamente digitalizzate e dipendenti in grado di gestire con consapevolezza le tecnologie a disposizione. In particolare, nel 2030 dovranno essere 20 milioni gli impiegati nel settore TIC. E la percentuale delle PMI che fanno uso di Cloud, IA e Big Data dovrà salire al 75%, nell’ambito di un 90% che avrà raggiunto un livello di intensità digitale di base.

Ecco perché si rende necessaria una Transizione 4.0, che infatti figura come primo investimento della M1C2, con lo scopo di «sostenere la trasformazione digitale delle imprese incentivando gli investimenti privati in beni e attività a sostegno della digitalizzazione». A essa il PNRR dedica 13,97 miliardi di euro, cui si aggiungono i 4,48 miliardi del Fondo complementare, per un totale di 18,45 miliardi di euro.

 

Cosa finanzia il Piano Transizione 4.0

Come accennato, il Piano Transizione 4.0 mira a incoraggiare l’innovazione delle imprese – e soprattutto delle PMI – per aumentarne la competitività su scala Nazionale ed europea e per instradarle verso modelli di business sostenibili. Per raggiungere gli obiettivi del PNRR, allineati a quelli europei contenuti nel Digital Compass 2030, è perciò necessario intervenire su diversi aspetti del funzionamento di un’azienda, che il Piano Transizione 4.0 affronta:

  • beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati. Per l’acquisto di beni materiali «il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori» le aliquote per il 2022 (con consegna entro l’estate del 2023) sono del 40% per spese fino a 2,5 milioni di euro, del 20% per spese tra i 2,5 e i 10 milioni, del 10% per spese tra i 10 e i 20 milioni. Per gli anni seguenti le aliquote scenderanno a 20%, 10% e 5%.
  • Beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati. Per l’acquisto di beni immateriali funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi le aliquote per il 2022 sono del 20% con limite massimo di spesa a 1 milione di euro.
  • Altri beni strumentali materiali e immateriali. Aliquota del 6% su spesa massima rispettivamente di 2 milioni e di 1 milione di euro.
  • Ricerca e sviluppo. Per le attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale il credito d’imposta è pari al 20% su spesa massima di 4 milioni di euro.
  • Innovazione tecnologica. Per le attività di IT finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o migliorati il credito d’imposta è pari al 10% con spesa massima di 2 milioni. Ma se queste attività sono nell’ottica dell’economia circolare o del paradigma 4.0 il credito d’imposta è pari al 15%.
  • Design e ideazione estetica. Per le attività finalizzate a innovare i prodotti sul piano della forma e di altri elementi non tecnici o funzionali, il credito d’imposta è pari al 10% su limite massimo di 2 milioni.
  • Formazione 4.0. Per gli investimenti volti a consolidare le competenze TIC necessarie nell’ambito del paradigma 4.0 il credito d’imposta è pari al 50% con un limite massimo annuale di spesa di 300mila euro per le micro e piccole imprese, al 40% con limite di 250mila euro per le medie imprese e al 30% con limite di 250mila euro per le grandi imprese.
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