Come far sì che il settore più inquinante in assoluto – l’edilizia – si trasformi nel pioniere della transizione ecologica? La domanda del decennio ha per ora trovato soltanto risposte teoriche e programmatiche, che è urgente trasformare in azioni concrete e condivise. C’è un comparto, in particolare, che potrebbe cambiare le carte in tavola, se reso protagonista della Renovation Wave che l’Europa si auspica: i condomini, in cui vive la maggior parte della popolazione italiana, soprattutto cittadina.

 

Le emissioni dell’edilizia

L’edilizia pubblica, commerciale e residenziale è responsabile di un terzo delle emissioni di anidride carbonica, del 60% delle emissioni di carbonio e della stragrande maggioranza delle emissioni di particolato nelle città: il 64% del totale di PM2,5 e il 53% del totale di PM10. Cifre confermate dalle minime riduzioni registrate durante il lockdown, nonostante il fermo alle industrie e ai trasporti. E il principale colpevole del triste primato dell’edilizia è il riscaldamento domestico, responsabile del 67% dei suoi consumi energetici. In Italia sono 17 milioni e mezzo le caldaie a gas, che rendono il gas naturale di gran lunga la fonte energetica primaria, seguita da biomasse solide, derivati del petrolio e cogenerazione.

È pur vero che le emissioni totali di gas serra dell’UE correlate all’edilizia sono diminuite del 29% nel periodo 2005-2019 e che le proiezioni sulle emissioni degli Stati membri mostrano una continua diminuzione in futuro. Una tendenza che riflette la strategia di decarbonizzazione e di elettrificazione adottata dall’UE, ma che dovrà accelerare fortemente per raggiungere i target del -55% di emissioni (rispetto al 1990) entro il 2030 e della carbon neutrality entro il 2050.

Per centrare il primo dei due, per esempio, il settore edile dovrebbe ridurre le proprie emissioni ancora del 60% in un periodo dimezzato rispetto a quello 2005-2019. Lo afferma e lo assume come obiettivo la stessa Renovation Wave, promossa proprio dall’Europa al fine di accelerare la transizione ecologica del settore dando vita a un’ondata di ristrutturazioni che efficientino il patrimonio edilizio già esistente. Perché ciò avvenga per tempo, l’attuale tasso di rinnovamento energetico degli edifici (residenziali e non) dovrà infatti raggiungere il 3% annuo (attualmente è all’1%).

 

Decarbonizzare i condomini

Il problema degli alti consumi energetici alimentati da combustibili fossili e delle conseguenti emissioni di gas serra e particolato sono gravi specialmente nel centro delle città, dove l’inquinamento è tale da mettere in pericolo anche la salute delle persone più fragili. E in centro città la tipologia edilizia di gran lunga più diffusa è quella del condominio.

Si tratta di edifici costruiti in gran parte prima della Legge 10/1991, la prima in tema di efficienza energetica, e che rimarranno in piedi ancora a lungo, anche oltre il 2030 o persino il 2050, le due date clou per il raggiungimento degli obiettivi climatici. Oltre a regolamentare la costruzione di nuovi edifici perché risultino a emissioni zero, è perciò necessario intervenire urgentemente sul parco edilizio condominiale già esistente, in cui oltretutto vivono la maggior parte delle famiglie italiane. Le parole d’ordine per la riqualificazione dei condomini sono due: efficientare ed elettrificare.

 

Efficienza energetica ed elettrificazione

Le ristrutturazioni necessarie per la transizione ecologica dell’edilizia dovranno avere lo scopo principale di ridurne il fabbisogno energetico migliorandone le performance. Come? Isolando correttamente l’involucro edilizio, sostituendo i serramenti e installando schermature, per eliminare i ponti termici e le conseguenti dispersioni di calore in inverno e di freddo in estate. Ed è altrettanto importante a tal proposito adottare abitudini virtuose, per esempio non lasciando aperte le finestre con il riscaldamento acceso, non sprecando l’acqua calda e impostando una temperatura che non superi i 22 gradi.

Ma non è tutto. Efficientare non basta se non cambiano le fonti energetiche che alimentano gli impianti condominiali. L’elettrificazione pulita del comparto è perciò un’altra priorità nell’ambito dell’ondata di ristrutturazioni che interesserà l’edilizia italiana ed europea. Ciò significa sostituire gas naturale e derivati del petrolio con fonti rinnovabili, come l’energia solare, eolica o geotermica, per la produzione di elettricità pulita che alimenti pompe di calore o altri impianti sostenibili. In condominio i risultati si vedranno immediatamente, dato che l’impianto è centralizzato. Tanto più se smart e inserito in un sistema di building automation che ne ottimizzi i consumi e la gestione.

Per stimolare la diffusione della Renovation Wave tra i condomini giocherà un ruolo indispensabile l’amministratore. Dovrà infatti essere in grado da una parte di individuare tecnici professionisti che sappiano intervenire in maniera decisiva sull’edificio. E dall’altra di sensibilizzare i condòmini a proposito dell’importanza di innescare un salto di qualità – a livello energetico, ma anche economico e di comfort ambientale – nel proprio stabile. Un passaggio ulteriore potrebbe essere quello di inserire il condominio in una comunità energetica, che autoproduce l’energia necessaria alla propria alimentazione tramite impianti rinnovabili e ne condivide i benefici.

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